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Non solo fellata, casatiello e pastiera.

La tradizione napoletana vuole che durante il pranzo di Pasqua venga servito anche il famoso agnello con piselli e uova. Ma perché l’agnello? Perché la sua immolazione – usanza tipica della Pasqua ebraica – rappresenta, nella religione cristiano-cattolica, il sacrificio di Gesù per la salvezza dell’umanità.

Il modo più diffuso a Napoli di cucinare l’agnello a Pasqua è “alla pasqualina”, ovvero con piselli e uova. Ma ci sono tante altre ricette della tradizione culinaria partenopea che vedono come ingrediente principale l’agnello. Una di queste prevede l’utilizzo della pancetta affumicata e delle cipolle ramate: la base perfetta per insaporire la carne tenera e saporita dell’agnello.

 

Ingredienti per 4 persone:

  • 1 cosciotto di agnello
  • 4 patate
  • 2 cipolle ramate
  • 200 gr di pancetta arrotolata
  • 1 rametto di timo
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • pepe

 

Procedimento:

Eliminate il grasso in eccesso dal cosciotto, salatelo e pepatelo su tutti i lati. Irroratelo con l’olio e rosolatelo in una padella fino a ottenere una crosticina. Mettete da parte il cosciotto. Eliminate dalla padella l’olio di cottura e declassate il fondo di cottura facendo evaporare a fuoco vivace un bicchiere di vino bianco. Filtrate il sugo così ottenuto. Pelate le patate e tagliatele prima a metà nel senso della lunghezza e poi a fettine per ottenere delle mezze lune. Mondate le cipolle e affettatele. Fatele soffriggere in un tegame che potrete poi utilizzare anche nel forno con la pancetta tagliata a listarelle. Unite le patate, un pò di sale e pepe, e lasciate rosolare qualche minuto. Aggiungete il cosciotto di agnello, il sugo precedentemente preparato, il timo e qualche mestolo di acqua. Mettete in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti. Prima di sfornare, verificate la cottura dell’agnello (non va servito al sangue), la carne deve risultare croccante esternamente.

Buon appetito!

 

Fonte della ricetta: “La cucina napoletana” di Eduardo Estatico e Gerardo Gagliardi

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